Ero fermo davanti alla porta della sala da barba di zio Giovanni, in una giornata di tiepido sole primaverile del 1960, al numero 119 di Corso Indipendenza, e sgranocchiavo una melagrana dai chicchi rosso amaranto, allorché dalla via Gracchi spuntò un uomo alto e robusto, che calzava un paio di stivali di cuoio, indossando giacca e pantaloni di fustagno. Quando mi arrivò vicino, con i suoi capelli e baffi biondo oro rossiccio, mi parve davvero un vichingo o uomo del Nord uscito dalle brume e dai fiordi della Norvegia.
Rivolgendosi a me zio Giovanni disse:
-“Puntuale come sempre, il signor Capizzo”-.
-“Capizzi”- precisò quello che ritenevo un vichingo.
-“Capizzi”- ripetei io allo zio.
-“Capizzo”- ribatté lui.
Il vichingo sedette nel seggiolone di legno, facendo sgonfiare il cuscino sotto le sue natiche, mentre da lui zio attendeva “comandi”, che non si fecero attendere: shampoo, capelli e barba.
Zio riscaldò l’acqua, sciacquò e asciugò la folta capigliatura del vichingo, continuò con il taglio dei capelli e terminò con la rasatura della barba, mentre agitava – per farne cadere a terra i peli, di cui era piena a macchia di leopardo – l’ampia tovaglia tolta dal collo del cliente:
-“Servito signor Capizzo”.
-“Capizzi”- precisò l’uomo.
-“Capizzi”- ripetei io.
-“Capizzo”- concluse zio, prendendo in mano le monete per il servizio
prestato.
Il signore, un pò meno vichingo e un pò più cristiano dopo il lavoro dello zio, uscì dalla sala da barba, mentre zio Giovanni – facendo saltare le monete ricevute- diceva:
-“Sempre generoso il signor Capizzo”-.
-“Capizzi”- osservai io.
-“Capizzo”- ripeté zio con un tono di voce, che non ammetteva repliche.
Poi, mettendomi in mano due monete da cento lire, ordinò:
-“Vai a prendermi un pacchetto di nazionali”-.
A passi svelti mi diressi verso il tabaccaio, ma, arrivato all’angolo di Corso Indipendenza con via XX Settembre, mi accorsi che il signore di prima entrava al bar Roma, gli sentii chiedere alla signora Delizia un tubetto di monete da cinquanta lire, lo vidi avvicinarsi alla grande vasca rettangolare di cristallo con il fondo pieno di pacchetti di sigarette estere ( Salem, Chesterfield, North Pole, Pall Mall, Camel, Marlboro, un mare di pacchetti di sigarette estere).
Quando gli arrivai vicino, il vichingo cominciò a inserire le monete da
cinquanta lire in una fessura della grande vasca, premendo poi un bottone che faceva andare prima in avanti, in seguito a destra una mano d’acciaio meccanica che catturava o soltanto accarezzava i pacchetti di sigarette.
Dieci minuti dopo, con un pacchetto di Pall Mall in una mano e uno di Chesterfield nell’altra, sorridendo compiaciuto sotto i baffi di uomo del Nord, il vichingo tornò alla cassa e cambiò il pacchetto di Pall Mall con denaro contante, tenendo le Chesterfield.
-“Ecco nove monete da cinquanta lire, signor Capizzo”- disse la signora Delizia.
-“Capizzi”- osservò lui.
-“Capizzi”- ripetei io.
-“Capizzo”- concluse la padrona del bar.
Poi rivolgendosi a me:
-“Tu che cosa vuoi ?”-.
-” Un bicchiere d’acqua”-.
-“Alla fontanella !”- gridò lei, indispettita.
Io andai a comprare le nazionali per lo zio, sigarette senza filtro molto plebee in verità rispetto a quelle che avevo visto prima al bar Roma e feci ritorno nella sala da barba. Qui vidi il signore conosciuto in precedenza offrire una Chesterfield allo zio, che l’accarezzò e l’annusò parecchie volte prima di accenderla e aspirarla, alla fine dicendomi:
-“Che grand’uomo il signor Capizzo !”-.
-“Capizzi”- precisò il signore.
-“Capizzi”- ripetei io.
-“Capizzo”- concluse zio.
E, mentre quel vichingo tanto generoso si allontanava sorridendo e scuotendo la testa, io pensavo:
-“Capizzo o Capizzi ? Capizzi o Capizzo? Oppure Capizzo dei Capizzi
come Albrizzo degli Albrizzi – marchese fiorentino del tempo di Dante; o Rubizzo dei Rubizzi – conte senese del tempo del Petrarca? Che sotto il Capizzo o il Capizzi si nasconda un nobiluomo venuto al seguito del normanno Ruggero d’Altavilla e da questi del titolo di barone di Capizzi, per nobili gesta contro i Saraceni di Sicilia, insignito? Per non parlare del portamento così aristocratico, del pelame oro rossiccio proprio della gente del Nord, che tolse la Sicilia agli Arabi “-. Deve andare così ! Che Capizzo sia Capizzi per i notabili del paese, Capizzi sia Capizzo per la gente del popolo.
Antonio Cammarana