I centodieci anni di vita del Circolo Agricolo sono stati festeggiati solennnemente sabato sera nella sede di via XX Settembre, presenti Autorità, soci ed amici. Ha condotto i lavori il prof. Emanuele Ferrera, il quale, dopo la sua sobria e pregnante introduzione, ha invitato il sindaco Giovanni Caruso a porgere le felicitazioni dell’Amministrazione Comunale. Subito dopo ha preso la parola il dottor. Giovanni Frasca, segretario del sodalizio, con un efficace intervento nel quale ha citato anche un noto brano di Lucio Battisti, imperniato sull’amore per la campagna. A seguire il prof. Antonio Cammarana ha illustrato la sua dotta e meticolosa ricerca storico-sociale sul Circolo (che pubblichiamo più giù). Dopo i ringraziamenti commossi del presidente Giovanni Raffo a tutto lo staff di Eventi Acatesi, (Pietro Mezzasalma per la mostra fotografica e l’organizzazione della manifestazione, Franco Sallemi per il video, Emanuele Ferrera per il coordinamento), sono intervenuti il presidente del Circolo di Conversazione, prof. Giovanni Pignato (che ha donato al collega Raffo una stampa del Castello) e don Girolamo Bongiorno, figlio di uno dei fondatori. Prima dell’aperitivo Pietro Mezzasalma ha recitato una poesia sul tema sull’agricoltura, scritta da Vito Gatto.
Ecco il testo ella relazione del prof. Antonio Cammarana.
Redazione (Acateweb-EventiAcatesi)
Momenti storici e azione sociale del Circolo Agricolo di Acate
Quando assieme all’amico maestro Pietro Mezzasalma – questo “assieme” sta diventando, sempre più, un luogo dell’intelligenza produttiva di cultura storica – entrai nel Circolo Agricolo, ho visto tante persone sedute ai tavoli della sala grande dell’Associazione, persone che discutevano, che giocavano a carte e che amichevolmente risposero al nostro saluto. Per un istante mi estraniai, tornai indietro nel tempo e con la memoria mi trovai nella sala del mio Circolo, il Circolo di Conversazione di Acate – antica Biscari, quando un tempo era piena di sodali: c’era chi leggeva il quotidiano e il settimanale inseriti nelle stecche; chi giocava a poker, a scala quaranta, a stop ballerino; chi stava seduto sul sofà; mentre tutti quanti erano osservati da Edmondo Leone, in piedi al centro della sala, con l’immancabile sigaro, che pendeva fumante dalla sua bocca. Immagini usuali, che popolano ancora di ricordi la mia mente e di altri soci del sodalizio più carico di storia di Acate.
Un colpetto alla spalla da parte di Pietro mi richiamò alla realtà e, subito dopo, lui, il presidente del Circolo Agricolo Giovanni Raffo ed io ci trovammo seduti nella stanzetta , che, secondo gli Antichi Atti, fu di proprietà del comune di Biscari. Con la sua esperienza pratica, Pietro prese accordi per la Celebrazione del 110° Anniversario dalla fondazione del Circolo ed io mi trovai con diversi quaderni in mano e un impegno da mantenere.
Tornato a casa fu tutt’uno sfogliare e leggere le pagine di quel materiale prezioso, che mi avrebbe permesso di ricostruire e di raccontare eventi, momenti di vita, le tappe più significative di questa storica realtà locale fin dalla sua nascita: un lampo nella notte oscura della comunità di Biscari, che si affacciava al Millenovecento, luce su un mondo sopra cui c’erano solo tenebre.
Per completezza e rigore di metodo affiancai, alla documentazione affidatami, la consultazione dell’Archivio storico della Biblioteca civica ” Enzo Maganuco ” e precisamente le delibere del Consiglio Comunale, che vanno dal 15-8-1902 al 10-11-1902, Registro n.8, delibere antecedenti all’Atto di nascita del Sodalizio, consultazione favorita dalla gentilissima Direttrice Graziella Sansone e dalle sue valide collaboratrici. Dalla lettura del materiale storico ebbi ben chiara la situazione storica politica ed economica del periodo in esame.
Il territorio di Biscari, per l’ingrossarsi delle acque del fiume Dirillo ( o Dorillo o Dorilli o Agate), a causa delle fitte e violente piogge, andava soggetto a ricorrenti straripamenti e inondazioni, provocando notevoli danni a uomini animali campagne e case della vallata omonima.
Una terribile alluvione (che non riguardò soltanto Biscari, ma tutta la Contea di Modica e la città di Modica in particolare) fu quella del 25 e 26 settembre del 1902, tanto che fu oggetto di discussione nella seduta del Consiglio comunale del giorno 8 ottobre dello stesso anno, in cui si misero in evidenza “i sacrifici personali e l’indefesso lavoro dell’ Ill/ mo Signor Sindaco Digeronimo”, il quale “non curando né fatiche, né strapazzi e tralasciando le sue molteplici occupazioni” percorse “l’intera vallata del Dirillo per constatare DE VISU ( di persona) i gravi danni cagionati dalla mai vista piena del nostro fiume Agate ( Dirillo )”, conseguente a “fatale e funesto nubifragio”, che “gettò nel lastrico tante povere famiglie di coloni e di piccoli possidenti i quali così, in poche ore, videro perduti gli stenti e i sudori”.
Il disastro ambientale e agricolo spinse quei lavoratori della terra e i piccoli proprietari a riunirsi a discutere e ad associarsi per trovare – se non la soluzione definitiva ai loro malanni – almeno un PUNTO DI FORZA, che potesse servire come difesa dei frutti del loro lavoro. In questo modo, dopo varie discussioni e accordi preliminari, “l’anno millenovecentotre, il giorno 15 marzo, alle ore 18, nel locale sociale sito in via Venti Settembre, previo avviso pubblicato nella sede, previo segnale datone con l’esposizione della bandiera alla porta”, si riunì l’Assemblea generale per “deliberare l’approvazione dello Statuto fondamentale del Circolo”.
Il Direttore, Gallo Biagio farmacista, al quale fu “affidata la redazione dello Statuto “, lesse “dal primo articolo fino all’ultimo”.
L’Assemblea, dopo” qualche lieve obiezione ” da parte di alcuni soci, applaudì l’operato del signor Direttore “e” a voti unanimi “approvò lo Statuto, che diventò l’Atto di Nascita del Circolo della Borghesia, vidimandolo con un timbro di forma ovale a inchiostro color viola, riproducente la denominazione del Sodalizio, che presentava, al suo interno, “una stretta di mano”, simbolo di solidarietà sociale, che si esprime nella forma e nella sostanza della collaborazione, della condivisione e dell’assistenza reale e concreta nella sventura, nella sofferenza e nel dolore.
Primo presidente fu Manusia Mariano, primo segretario Modica Gaetano, primo direttore Gallo Biagio.
Dal giorno della Fondazione l’Attività del Circolo della Borghesia si volse alla difesa e all’assistenza dei soci e del loro lavoro, sia quando si verificarono disastrose calamità naturali che distrussero i raccolti; sia quando si protestò contro l’antico metodo di ricavare fondi a disposizione del Consiglio Comunale, tassando maggiormente alcuni e alleggerendo del peso fiscale altri; sia quando si fecero voti ai signori dei latifondi inondati dalle acque del Dirillo.
Il Circolo della Borghesia, nel primo dopoguerra, non rimase estraneo alle lotte contadine, ora con la costituzione – il 2 maggio 1920 – della Cooperativa agraria guidata da un comitato provvisorio formato da cinque soci (Spada Giuseppe fu Biagio, Di Modica Giuseppe fu Giambattista, Falconieri Giovanni di Gaetano, Catania Vincenzo di Biagio, Cicero Antonino fu Salvatore) , ora con l’adesione “all’agitazione agricola del paese” nominando due membri (Spada Giuseppe fu Biagio e Di Modica Giuseppe fu Giambattista) su invito, ricevuto mediante lettera, del Circolo Socialista locale, che avrebbe portato all’occupazione delle terre incolte dei latifondi.
La lotta tra opposte fazioni politiche, violenta a Biscari, come in tutto il territorio nazionale, raggiunse il suo culmine con l’assassinio di Vincenzo Ferlante.
La tornata elettorale del 7 novembre 1920 aveva dato la maggioranza, nel consiglio comunale, alla sinistra socialista, al cui interno la quasi totalità degli aderenti si riconosceva nella linea riformista di Filippo Turati, di Claudio Treves e di Giacomo Matteotti, mentre una sparuta minoranza seguiva le idee massimaliste di Amedeo Bordiga e di Antonio Gramsci. In seguito alla scissione di Livorno, che determinò la nascita del partito comunista d’Italia, a Biscari i socialisti massimalisti aderirono alla linea rivoluzionaria comunista, alimentando gli scontri con gli uomini di opposte ideologie. I comunisti di Biscari, in una riunione segreta, votarono il crimine politico: l’assassinio di Vincenzo Ferlante, da tutti conosciuto come Vincinzinu Pirricchiu.
Il Ferlante aveva partecipato alla Prima Guerra Mondiale. La trincea, gli attacchi, i contrattacchi, i morti, i feriti ne avevano fatto un soldato coraggioso, un Ardito, una ” camicia nera ” ( le camicie nere non furono un’invenzione di Benito Mussolini: le camicie nere, con il pugnale fra i denti e con il tascapane pieno di bombe a mano, furono la punta di diamante del Regio Esercito Italiano, dopo la sconfitta di Caporetto: l’evoluzione dei Reparti d’Assalto, nel senso elitario dell’estremo coraggio e dell’azione suicida, contro il nemico invasore austro-ungarico e tedesco: i FEGATACCI, di cui mi parlò a lungo, a Milano, nel triennio 1974- 1975-1976, il capitano comandante Gianni Cordara, Presidente dell’A.N.A.I., l’Associazione Nazionale Arditi d’Italia).
La mattina del 19 Maggio il “Pirricchiu”, mentre scriveva frasi ingiuriose sulla facciata del Comune di Biscari contro il socialcomunismo, fu colpito alle spalle da un colpo di fucile sparato da Giuseppe Stracquadaini, assistito, nell’azione criminosa, da Giovanni Bongiorno e da Gaetano Stornello, entrambi carrettieri.
Il fallimento della sempre conclamata rivoluzione rossa, “il fare in Italia come in Russia”, mai portata a termine ( o, almeno tentata), la presa del potere da parte di Benito Mussolini ( ottobre 1922) e il suo passaggio per la via XX Settembre a Biscari (aprile 1924), l’emergere della figura dell’Avv. Vincenzo Bellomo, tra i fascisti del paese, convinsero i soci del Circolo della Borghesia a costituirsi in Sindacato Nazionale Fascista dei Massari il 24 maggio del 1925. Con questa denominazione il Circolo visse tutti gli altri anni del fascismo al potere, fin quando venne chiuso in seguito allo sbarco anglo-americano in Sicilia nel luglio del 1943.
Il giorno 8 del mese di agosto del 1943 i signori Pinnavaria Giuseppe fu Carmelo, Carrubba Vincenzo di Francesco ed Amorelli Giuseppe di Benedetto riaprirono il Circolo, prospettando a tutti gli intervenuti alla riunione “la futura possibilità di vita sotto gli americani”, i quali promettevano “la libertà”. Giuseppe Pinnavaria fu eletto Presidente.
La vita del Circolo ebbe, però, breve durata, perché il sodalizio fu chiuso per ordine del Governo Militare Alleato, in seguito ad attriti con le autorità locali da parte dell’allora Presidente. Ottenute le dimissioni, il Commissario prefettizio di Acate, rag. Vincenzo Paladino, fece opera di intercessione per la riapertura del Circolo presso il Comando Militare Alleato, che la consentì con la seguente motivazione da parte del C.A.O.A. HARRIS CAPT.
“Non ho nessun desiderio di intromettermi nei piaceri e fini del popolo di Acate, ma è stato portato alla mia conoscenza che certa condotta disordinata ha avuto luogo nei locali del Circolo della Società degli Agricoltori.
Su richiesta del Sindaco Paladino ho proceduto alla riapertura della Società e spero che si andrà incontro a queste mie concessioni con la buona condotta da parte dei membri. Sono sicuro che non sorgeranno più nel futuro motivi di lamentela”.
Il secondo dopoguerra vide i soci del Circolo e i suoi dirigenti impegnati nell’opera di rimpatrio dei prigionieri di guerra con il contributo di mille lire; negli accomodamenti con il Dazio; nella richiesta di revisione dell’imposta di famiglia da determinarsi “con spirito di imparzialità e reale valutazione dei redditi imponibili dei cittadini”; nella protesta contro la tassazione dei prodotti agricoli di “maggiore produzione, cioè, il vino, le mandorle, le carrube, le arance, i carciofi”, fatta a scapito di tantissime famiglie di agricoltori e con l’esclusione di seicento altre, appellandosi al senso di giustizia e di imparzialità del Prefetto della Provincia; nella difesa vigile ed energica dei diritti degli iscritti al Circolo.
L’indagine che ho condotto è stata interessantissima e ha permesso di ampliare la nostra conoscenza, che è soprattutto quella degli uomini e delle cose in senso lato, del territorio di Acate-antica Biscari.
Nel corso della ricerca ho rivisto i fantasmi di uomini bruciati dal sole e dal gelo, che nella campagna nacquero, nella campagna faticarono, con la campagna nel cuore chiusero gli occhi per sempre; ho rivisto i fantasmi di donne, che la fatica e il dolore resero vecchie anzitempo, donne che questi uomini – i loro uomini – attesero, ogni giorno, con ansia e trepidazione, prima di accendere, nell’annerita tannura, con paglia canne e frasche quel fuoco – spesso più fumo che fuoco – sopra cui mettere una pentola per bollire l’acqua con cui cuocere una minestra serale di fave o di lenticchie o di ceci o di fagioli, che rinfrancasse una giornata di lavoro duro nei campi dall’alba al tramonto del sole; soprattutto ho rivisto il fantasma di un mondo circoscritto a poche case (dove sovente vivevano assieme e senza vergogna persone e animali), a poche strade (spesso sterrate e poco praticabili soprattutto nei mesi autunnali e invernali): era il mondo del popolo della campagna che la sera si raccoglieva attorno a una magra tavola di cibo umile ma sano; e in questo raccogliersi e in questo esserci – raccogliersi ed esserci, che era proprio di tutta la famiglia non di rado patriarcale – si perpetuava quell’antico rito religioso diventato quotidiano vangelo della vita, che cominciava dalla distribuzione del pane, che il capofamiglia spezzava con le proprie mani e dava a partire dal più piccolo per arrivare, se bastava, a lui, che era il più grande.
Alla Comunità del Circolo Agricolo di Acate, erede dell’orgoglio e della dignità di antiche generazioni di gabellotti e di piccoli proprietari, che spesso furono derubati dei frutti del proprio lavoro sia dalle calamità naturali, sia dalla rapacità di insulsi signori del latifondo, sia dall’infame politica di parte, vada il mio ringraziamento per essere stato onorato a presiedere, assieme agli altri autorevoli relatori, alla Celebrazione del 110° anno dalla fondazione del Circolo della Borghesia di Biscari, avvenuta il 15 Marzo del 1903.
Antonio Cammarana
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